Sguardi

Sguardi

Libro di fotografie istantanee di Luna Simoncini edito da Impossible Store Maranello, tiratura limitata.

 

LUNA SIMONCINI – di Andrea Chemelli

Luna Simoncini incarna perfettamente la figura di una generazione di giovani fotografi: talentuosi, curiosi, rivolti alla sperimentazione offerta dalle nuove tecnologie ma altrettanto affascinati dalla seduzione del mondo analogico, esplorato in tutte le sue declinazioni.

Le vecchie pellicole, e in special modo quelle cosiddette “istantanee” sono molto care allo stile di Simoncini, che sostenuta dalla consapevolezza di una rigorosa impostazione stilistica accetta il rischio di affidare la propria visione a un unico scatto, irripetibile ed impossibile a ritoccarsi ma capace di restituire cromie e sfumature estranee all’artefazione digitale.Ecco quindi che il revival di queste particolari pellicole, un tempo relegate soprattutto a una funzione di verifica della corretta esposizione prima dello scatto vero e proprio, si sposa felicemente col feeling di questa giovane e promettente artista: si tratta di una riedizione delle storiche Polaroid, fuori produzione da anni e ormai quasi irreperibili, ma recentemente riproposte da due aziende, Fuji e Impossible Project.

Più di un grande maestro, da Araki a Giovanni Gastel a Maurizio Galimberti, ha trovato in questo tipo di supporto la possibilità di unlinguaggio funzionale, ottimale al proprio stile: quello di Luna Simoncini esprime, sotto una patina di elegante bellezza, un erotismo intrigante, talvolta androgino ma di inequivocabile femminilità, in cui riecheggiano citazioni newtoniane miste ad esplorazioni più introspettive,atmosfere e inquietudini raccontate (e solo parzialmente svelate) mediante l’uso del mosso e di esposizioni multiple, come in certe opere di Francesca Woodman.

 

Alcune istantanee tratte dalle serie fotografiche presenti nel libro:

Galassie

Argento

Quarzo

Mercurio

Oro

Flowers

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Postcard

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Still Dreaming

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Rosa

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Like a Man

11-Pellicola

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sei Se Se Sei

La Parte Buia

Rubino

Wild

Lei

Lei

 

SGUARDI  ( In fuga nel corpo dei sogni )

di Antonello Tolve

Come dei colpi poetici, dei corpi d’aria carezzati dall’occhio vigile e pensile del ricercatore d’immagini, ma anche come dei succhi luminosi che rendono tutto sovrastorico e sovratemporale, i lavori di Luna Simoncini (Macerata, 1987) ricamano un percorso che volge lo sguardo verso orizzonti riflessivi legati alla spietata topia, alla pelle e alla sua storia. Fondamentalmente aperta al reportage, al ritratto e al suo sguardo o a una fotografia di moda la cui angolazione richiama alla memoria le spericolate immagini realizzate da Man Ray per la maison di Paul Poiret, la sua ricerca sfugge ai cappi e ai pericoli della documentazione per palesare un classicismo apollineo dove è possibile ritrovare la sfera cristallina della contemplazione intellettuale, il cui momento – eterno ed immobile – si riproduce sempre e di continuo, come per sublimazione, dal seno del dionisiaco, cioè dal tumulto e dalla passionalità vibrante della vita.

Catch the light (2014), Vicini (2015-2016) e Radici (2015-2016), accanto ai più recentiIdentikit (2016), autoritratti questi ultimi che cercano di attraversare la carne e di toccare con mano il silenzio, sono ricerche e scoperte, sono analisi di tematiche e di stili, sono frammenti d’immagine in cui è possibile percepire una tensione di luci e di spazi, un tempo di attesa, un senso di sensuale persistenza, un’apertura del corpo all’ambiente circostante e un luogo dove le vene, ad esempio, diventano vivacità cromatica, marerboso, sentieri ventosi.

Sorvegliando l’intuizione e governando i propri impulsi, Luna Simoncini setaccia, sin dalle sue prime manifestazioni creative, la chiarezza del volto o del corpo che, come una immagine metafisica dell’eterno, parla allo spettatore e suggerisce un viaggio tra gli “strati d’animo”, tra le visioni eroiche della vita. Un tempo in attesa, in bilico tra i frammenti del passato e lo sguardo dello spettatore futuro, è quello della serie La parte buia (2015) dove la ricerca del duraturo lascia il posto ad una sperimentazione che trasforma la realtà in sogno, in sintesi allucinata, in nostalgia di qualcosa. La doppia o tripla esposizione, la grazia e la sparizione, la sovrabbondanza e la sovrimpressione fanno di queste immagini («la serie fotografica è composta da immagini digitali a colori e da Polaroid in bianco e nero») il luogo di congiungimento e di connessione con l’altro che – e lo stesso discorso vale per Turchese (2015) – diventa preda, che sente l’irresistibile bisogno di farsi catturare dall’occhio, dalla pupilla pensante dell’artista. La torsione del corpo che ricorda la posa neoclassica sfumata da Helmut Newton, l’attimo frenato, lo scatto fotografico che, come un morso felino, azzera la corsa, abbatte lo scorrere del tempo è orizzonte di una conquista vitale che porta Simoncini a entrare radicalmente nel mistero dell’altro, nella vertigine delle cose, nel movimento offerto dal mondo della vita e dai mille significati che la riguardano.

Legata ad alcuni grandi nomi della fotografia e ad alcune linee teoriche ancor prima che pratiche – tra i nomi sfilano Walker Evans, Vivian Maier, Dorothea Lange, Irving Penn, Annie Leibovitz, Francesca Woodman, Frank Hovart – Luna Simoncini sospende, deforma, esalta forme reali e le trasla in forme ideali, in problemi, in pensieri. Questo si intuisce un po’ ovunque: in Her secret life(2015), dove si lascia percepire una intimità che mostra il proprio segreto e nel contempo stringe il gesto che stordisce con una dolcezza disarmante, o nell’Anatomia femminile (2015) dove il corpo e coperto da alcune proiezioni luminose, fuso in un ambiente naturale che lascia un senso di incertezza e di vuoto (e come non pensare a Nobuyoshi Araki, a Daidō Moriyama o a Erwin Blumenfeld), di pienezza e assenza, di erotica erosione.

La sua immagine si rende tuttavia autonoma dal corpo per farsi paese delle attese, materia prima del sogno, immenso immutabile presente che, lo annota Bill Viola nel suo Video Black, «non conosce passato né futuro».

I progetti recenti, più strettamente legati all’analogico, allo scatto istantaneo che fa gustare il confine e la frontiera, all’attesa che impone l’incertezza del futuro, mostrano – si pensi alla serieMercurio, alla serie Quarzo o alla serie delle Galassie (tutte del 2016) – una prospettiva seducente e avvolgente (come quella mostrata a volte da Anastasia Chernyavsky), fatta di ponti immaginifici, di luoghi privilegiati, di incontro e identità.

Le istantanee della serie Like a Man (2014), tra manichini femminili e abbigliamenti maschili, pone al centro dell’attenzione l’alterità, la diversità, la densità di una androginia che scampa alle crudezze e durezze del mondo maschile, per dar luogo a vibrazioni e tensioni erotiche molto simili ad alcuni “colpi” di Jeanloup Sieff. In questo caso, come in molti altri casi dove il corpo parla di sé e sfugge alla parola corpo (Ombra e Luce, Postcard, Still Dreaming, Sei Se Se Sei), Simoncini mostra un mondo complesso, popolato da ombre e pensieri, di intrecci e di anticipi su quello che accadrà. Ma anche un terreno visivo fatto di fantasie, di avvicinamenti, di fughe dai luoghi e di immissione in eterotopie dove il tempo non viene più inteso come reversibile ma come irreversibile, incerto, instabile.